Il gusto amaro della genetica

La percezione dell’amaro è regolata dalla genetica

DNA in cui si evidenzia il gene del gusto amaro

Vi è un particolare gene che può esprimersi differentemente nella popolazione che permette di sentire il gusto amaro. Durante un’esercitazione di laboratorio svoltasi presso l’università Roma3, un gruppo di ragazzi aiutati dal professore Antoccia hanno dimostrato la correlazione tra genetica e percezione attraverso l’utilizzo di foglietti di carta imbevuti di una sostanza amara. Nel momento in cui passavano i foglietti di carta sulla lingua gli studenti riportano di aver fatto involontariamente smorfie di disgusto. Infatti, il paragone con sciroppi e medicine è stato immediato. La rilevanza dell’esperimento risiede nel fatto che non tutti i partecipanti hanno percepito il cattivo sapore, per questo chiamati non-tester, convalidando l’ipotesi per cui l’espressione del particolare gene è variabile.

L’esperimento secondo la genetica

Infatti ci sono persone completamente indifferenti al sapore amaro, definiti non-taster. Poi vi sono individui che lo sentono in maniera moderata,  chiamati taster. L’ultima categoria è composta da una piccola percentuale di individui molto sensibili al sapore amaro e sono detti super-taster. Questi super gustatori, oltre a percepire notevolmente questo gusto, sono anche molto sensibili a tutti gli altri. A spiegare questa diversa percezione dell’amaro è una piccola differenza sul cromosoma 7 che codifica per un recettore.

L’esperimento secondo la statistica

In seguito, studiando l’esperimento dal punto di vista numerico, attraverso la statistica, è emerso che i tester, ovvero coloro che sentivano l’amaro, erano in numero nettamente maggiore. Inoltre, tra questi, la percezione del sapore variava di molto tra quelli che reagiscono buttando il pezzetto di carta dopo poco tempo e quelli che sentono lievemente il gusto amaro. Quindi, il gene non solo si esprime, ma la sua espressione può essere anche parziale.