Intervista a Irene Manciani, studentessa del corso di laurea in Scienze e Culture Enogastronomiche

Nell’intervista tenuta oggi, la protagonista è una studentessa del corso di laurea in Scienze e culture enogastronomiche del dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre. Irene ci racconta la sua esperienza nei tre anni della sua vita universitaria, ma, soprattutto, ci darà qualche informazione su ciò che ha in mente per il suo futuro.

Intervista a Irene Manciani

Perché hai scelto il corso di laurea in scienze e culture enogastronomiche?

“Ho scelto questo corso di laurea perché volevo creare una continuità con il percorso di studi affrontato alle superiori, l’alberghiero, ma soprattutto perché non volevo che la mia vita continuasse all’interno di una cucina di un ristorante! ma bensì Volevo ampliare ed approfondire le mie conoscenze nel settore alimentare  e questo corso di studi concretizzava bene la mia idea. Prima di scegliere questo percorso, avevo riflettuto di  prendere un indirizzo che mi avrebbe portata ad avere delle conoscenze più specialistiche e mediche nel mondo della nutrizione, ma ho cambiato i mei progetti futuri”.

Cosa ti ha fatto rimodulare le idee?

“Ho capito che forse non sarebbe stata  la mia strada, che non sarebbe stata la scelta migliore per le basi che avevo, venendo da un istituto professionale. Poi, sono stata da sempre interessata al mondo della filiera alimentare e di tutto ciò che gira intorno al cibo e al vino”.

Sei al terzo anno, quali gli aspetti negativi e positivi di tale percorso accademico?

“Tra gli aspetti negativi penso che alcuni esami tendano ad essere ripetitivi, altri sono troppo pesanti rispetto a ciò che realmente valgono a livello di crediti.

Spesso veniamo lasciati allo sbando perché non  sono indicate le date per gli esami e le lezioni.

Inoltre,  sono fornite delle direttive che non ci permettono di inquadrare bene il nostro percorso post-laurea triennale, risulta tutto troppo generalizzato.

Per gli aspetti positivi, posso dire che il corso di laurea mi ha dato una visione a 360 gradi  dell’alimentazione, del cibo e di tutto ciò che si trova intorno ad esso. Mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze rispetto a quando sono entrata”.

C’è un aspetto che ti ha colpito del corso di laurea?

“Non immaginavo  che  tale ambito fosse così vasto Inoltre, poiché è un corso a numero chiuso  e non siamo più di cento, noi studenti abbiamo la possibilità di creare tra noi rapporti molto più stretti rispetto agli altri corsi di laurea.

Dopo la laurea, quali i tuoi progetti di studio o di lavoro?

“Innanzitutto, vorrei continuare il percorso da sommelier iniziato qui, prendendo gli altri due livelli che sono previsti.

Inoltre, sto riflettendo sulla laurea magistrale per diventare tecnologa alimentare o, comunque,  un corso che mi permetta di definire ancora meglio la mia professione.

A livello lavorativo mi piacerebbe lavorare nell’ambito dell’import ed export delle materie prime italiane  per esaltare sempre di più il made in italy all’estero e, magari, aprire anche una piccola azienda, dove vendere i prodotti di eccellenza qui in Italia.

Un’altra opzione sarebbe quella di lavorare in grandi aziende come consulente per la certificazione dei prodotti alimentari”.

Dopo aver quasi concluso questo percorso di studi, avresti scelto altri corsi di studio?

“Mi sarebbe piaciuto prendere la laurea triennale in Biologia e poi intraprendere una laurea magistrale in Scienze della nutrizione.

Oppure un  percorso simile a ciò che già faccio, ma incentrato di più sul turismo.”

Hai già pensato a cosa fare nel tirocinio?

“Mi piacerebbe lavorare in un’azienda che si occupa di export di prodotti italiani, conosciuta di Professione enogastronomo due.

L’azienda ci ha spiegato come, dopo il Covid-19, si sono riusciti a rialzare.

Prima di intraprendere tutto ciò però preferisco finire gli esami”.