L’utilizzo dei media nel Belpaese per l’informazione nel periodo Covid-19
L’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società ogni anno effettua ricerche sui cittadini italiani che riguardano la conoscenza delle scienze e i metodi utilizzati per l‘informazione. Le indagini sono eseguite con metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). I soggetti intervistati sono persone di diversa fascia di età, pari o maggiore a 15 anni, suddivisi a seconda della provenienza geografica e del diverso livello di istruzione. Nel 2021 sono stati rivisti argomenti degli anni precedenti come l’alfabetismo scientifico, argomenti di scienza e di tecnologia.
Un nuovo argomento trattato riguarda la diffusione dell’infezione da Covid-19 che ha colpito la popolazione mondiale ed i mezzi utilizzati per le comunicazioni della salvaguardia dei cittadini. Le indagini avvengono durante lo stato di emergenza: le prime due raccolte dati risalgono a marzo e ad aprile 2020, una terza, più distante, nell’ottobre 2020, la quarta nel gennaio 2021 e l’ultima a maggio 2021.
Nell’indagine del 2020, sono stati molti gli italiani che diffidano nell’inserire i propri dati sul web per paura che possano essere diffusi. Nonostante le paure, l’utilizzo dei social network non è però diminuito. Infatti una piccola percentuale della popolazione li continua ad utilizzare per potersi informare su ciò che stava accadendo in questo periodo di difficoltà. Mentre la maggior parte usufruiva di informazioni attraverso la televisione e la radio, seguiti da quotidiani e siti web.
Come ricevono le comunicazioni gli italiani?
All’inizio della pandemia i canali per l’informazione sono uguali all’anno precedente, con l’aggiunta dei siti istituzionali. Solo una piccola parte di italiani si informa tramite social (7%). Nella prima indagine risulta che il 17% pensa che si stia esagerando sugli effetti del , mentre un 13% è convinto che sia simile ad un’ influenza. Per le precauzioni da adottare, si fa affidamento a ministeri ed istituzioni (41%), seguite del proprio medico di base (28%), poco seguite sono le trasmissioni televisive/radiofoniche (17,5%) e pochi fanno affidamento ai social e siti web (2,6%), preferiti da coloro che minimizzano il rischio.
Nonostante le indicazioni, gran parte della popolazione nel periodo di marzo minimizzava il rischio. La percezione varia al nord dove si tendeva a minimizzare il rischio, molto più che al sud o nelle isole.