Sono molte le tipologie di latte in commercio, un esempio di latte che al giorno d’oggi sta avendo molta importanza è il latte di capra.
Il latte caprino è proveniente dalle ghiandole mammarie dalle capre: questo, rispetto al latte vaccino, ha un colore più bianco dovuto all’assenza di B-carotene. Il latte di capra veniva utilizzato già nell’antichità, nel XX secolo si era perso l’utilizzo, mentre al giorno d’oggi è considerato un ottimo sostituto del latte di mucca. Le capre sono considerate una razza estremamente pura e a bassa densità di popolazione, il che le rende una scelta ideale per l’agricoltura sostenibile grazie alla loro natura gentile e alla capacità di adattarsi all’ambiente circostante. La capra è un animale che si adatta alle zone difficili e ad aree geografiche disagiate, che potrebbero essere sfruttate in maniera razionale. Il latte caprino ha INOLTRE ottime proprietà dietetiche-nutrizionali, ed è più digeribile del latte vaccino. Alcune razze in Italia molto diffuse sono: la Camoscia delle Alpi, l’Alpina e la Saanen.
Valore nutrizionale
Il latte dei capra possiede ottime proprietà nutrizionali. È costituito da circa il 57% di lipidi, in quanto contiene mediamente il 4,1% di grasso, una quantità maggiore rispetto al latte vaccino (3,5%). I globuli di grasso sono più piccoli, per questo motivo risulta più digeribile. 23% di carboidrati, molto simile a quella del latte vaccino, con una minore quantità di lattosio; 20% di proteine, quantità analoga a quella del latte vaccino (il 3,5%), ma di diversa tipologia. Questa differenza rende il latte di capra adatto alla produzione di formaggi freschi e ricotta, ma non per i prodotti a pasta molle o stagionati. Inoltre, è ricco di vitamine ad eccezione della B12 che si trova in piccole quantità. Presenti anche i sali minerali, nello specifico rame, potassio, magnesio e ferro. In minori quantità si possono trovare il calcio e il fosforo.
Latte di vacca o latte di capra
Il latte di capra sta diventando sempre più popolare con le nuove tendenze alimentari. Rispetto al latte vaccino presenta della differenze quali il valore nutrizionale, per esempio contiene molta più vitamina D. Anche il gusto varia, soprattutto se si parla di latte fresco: in tal caso può risultare un carattere molto forte e pungente, ma contemporaneamente più dolce rispetto al latte di vacca. Un’altra differenza è data dalla minor presenza di lattosio che lo rende più digeribile per chi soffre di intolleranza al lattosio non grave, anche se per il consumo in tal caso è consigliato un parere medico.
Pro e contro del latte di capra
I benefici del latte caprino possono esseri molti: non favorisce la produzione di muco evitando così problemi infiammatori nell’intestino. E’ composto da taurina, un amminoacido fondamentale per la sintesi della bile e la salute degli occhi. Inoltre, non favorisce l’aterogenesi, il deposito di grassi nelle arterie e nei vasi sanguigni. Oltre i benefici possiede delle controindicazioni in quanto può interferire con alcuni antibiotici come le tetracicline.
Prodotti lattiero-caseari
Il latte di capra è adatto per l’impiego in cucina per la produzione di formaggi, ricotta, yogurt e altri prodotti lattiero-caseari, che non siamo stagionati. Oltre che in cucina, il latte caprino viene utilizzato in ambito cosmetico per la produzione di creme e burro di cacao.
L’utilizzo per i cosmetici nasce con la regina Cleopatra, che usava fare il bagno con del latte di capra e miele, in quanto veniva considerato un “elisir di lunga vita”.
Prodotti speciali
In Italia, la Formagella del Luinese D.O.P. è l’unico formaggio a pasta semidura, prodotto esclusivamente con latte intero e crudo ottenuto al 100% dalle capre delle Camosciate delle Alpi, Nera di Verzasca e Saamen. Queste vengono definite razze pregiate allevate al pascolo. La produzione di questo formaggio è riservata alle zone della provincia di Varese e nel territorio della Comunità Montana Valli del Verbano e della Comunità Montana del Piambello.
Sostenibilità degli allevamenti caprini
Gli allevamenti di vacche rappresentano un fattore di inquinamento ambientale non differente, perché responsabili della produzione di circa il 74% dei gas serra provenienti da allevamenti. Secondo la FAO è stato stimato che gli allevamenti di ovino e caprino impattano con una percentuale minore con le emissioni di gas effetto serra imputate alla zootecnia (6,5%). A partire da questi dati fino ad arrivare a quelli più recenti, spicca l’utilizzo di allevamenti multi-specie, che portano una migliore sostenibilità dei sistemi agro-zootecnici.